30 anni fa da Pisa partiva un timido segnale diretto a sondare il funzionamento delle comunicazioni via rete. Il web così come lo conosciamo non esisteva ancora e la notizia passò quasi inosservata, anche perché pochi giorni prima era avvenuto il disastro di Chernobyl. Gli stessi tecnici pisani, che avevano effettuato il collegamento con Roaming Creek in Pennsylvania, non si resero conto della portata dell’avvenimento.
Da allora Internet ha rivoluzionato completamente la nostra vita, cambiando il modo di comunicare, pensare, lavorare. Ma soprattutto il modo di fare impresa.
La Camera di Commercio di Cosenza si unisce alle celebrazioni dell'anniversario entrando nel circuito degli oltre 1000 eventi organizzati in occasione dell'Italian Internet Day: sabato 30 Aprile dalle ore 17:30 parleremo insieme di come il digitale ha cambiato radicalmente i servizi camerali e dei progetti digitali sviluppati dall'ente nel corso degli ultimi due anni.
Saranno presentati i risultati dell'Edizione 2015 del progetto Made in Italy: Eccellenze in Digitale, a cui seguirà anche una presentazione di Crescere in Digitale, il progetto di Google, Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che permette alle PMI di ospitare gratuitamente in azienda un tirocinante formato da Google sui temi del digitale e del webmarketing con un tirocinio retribuito nell'ambito di Garanzia Giovani.
Che il bergamotto sia un prodotto di eccellenza, utilizzato soprattutto nella profumeria a livello mondiale, è cosa risaputa.
Quello che invece nessuno di noi si aspettava è che a raccontare il Bergamotto di Calabria fosse Dior.
Dallo scorso Novembre la maison francese ha deciso di intraprendere una strategia di comunicazione mirata a raccontare le componenti olfattive dei propri profumi: in un'apposita sezione del sito - e sui social collegati - sono stati pubblicati dei videoracconti, della durata media di tre minuti, che descrivono l'attività dell'azienda alla ricerca delle migliori essenze ("The Quest for Essences"), quelle che danno un contributo e un'identità unica ai profumi della casa di moda.
Il secondo episodio della serie è dedicato proprio al Bergamotto e racconta l'esperienza di François Demachy, Direttore dello Sviluppo della Divisione Cosmetici e Profumi di LVMH che, dopo una vita trascorsa a lavorare con Chanel, Tiffany e Fendi, approda in Calabria per scegliere personalmente i migliori frutti da cui estrarre l'essenza, impiegata nei profumi di Dior.
In pochi minuti, Dior mostra attraverso gli occhi di Demachy un prodotto unico fatto dei profumi e dei colori delle colture, dell'atmosfera di un lungo viaggio e di una tradizione artigianale millenaria, basata sulla manualità nella raccolta e nella lavorazione.
Ma cosa ci dice esattamente questo video? Proviamo ad analizzare tutti i messaggi che la casa di moda francese vuole trasmettere al pubblico.
Lo storytelling di Dior, ovvero: come racconto l'azienda attraverso le materie prime
00:00 - 00:40: Il territorio
I primi 40 secondi sono dedicati all'identità territoriale: il bergamotto cresce solo in Calabria, nei territori del reggino, ma quello che si vede all'interno del video è il paese di San Carlo di Condofuri, nell'ultimo tratto della fiumara Amendolea, culla fertile della migliore qualità del frutto.
Il territorio è una componente essenziale della comunicazione di Dior, perché le essenze utilizzate per la realizzazione dei profumi ne diventano una rappresentazione, e vengono utilizzate per indicare al pubblico l'attenzione nella ricerca e nella valorizzazione di materie prime nobili, con una forte identità geografica.
00:50 - 01:27: La produzione
La parte centrale è focalizzata sulla produzione: Dior mostra François Demachy nei campi, negli impianti per la lavorazione del bergamotto, nei luoghi della produzione, sottolineando l'importanza della materia prima e del controllo sulla sua qualità, per potere offrire al pubblico solo il meglio.
Un altro aspetto molto importante è la presenza di Gianfranco Capua, imprenditore calabrese e CEO di Capua 1880, fornitore esclusivo di Dior in Calabria per l'essenza di bergamotto, che accompagna Demachy in ogni momento alla scoperta del prodotto.
Così Dior mostra indirettamente anche un altro punto di forza: la scelta strategica dei fornitori, che conoscono la materia prima meglio di ogni altro e che giocano un ruolo fondamentale nella realizzazione del prodotto finito.
01:28 - 01:45: Il viaggio
L'aspetto emozionale è affidato alla descrizione del viaggio che porta Demachy in Calabria.
Un viaggio fatto di luoghi, atmosfere, ma soprattutto persone, che dà un chiaro messaggio al pubblico: il rapporto diretto con il prodotto, la contaminazione di culture e visioni diverse, che dà un valore aggiunto alla ricerca di Dior.
01:45 - 2:25: La materia prima
Sul finale del video, Dior ritorna all'elemento principale, dedicandosi al racconto della materia prima attraverso le immagini della sua lavorazione artigianale e lasciando un messaggio molto forte: dalla collaborazione tra François Demachy e Gianfranco Capua è nata una qualità di bergamotto biologica, coltivata esclusivamente per Dior: il Bergamotto San Carlo.
La parola all'esperto.
Cosa significa comunicare un prodotto in questo modo e quali sono i risultati? Lo abbiamo chiesto a Francesco Rende, esperto di comunicazione e co-fondatore di Efferre Communication.
Cosa ne pensi del video di Dior?
Penso che sia un ottimo prodotto e un'ottima operazione di storytelling: se ci pensate bene, apparentemente non c'è nessun tipo di nesso tra il lavoro dei campi e il lusso. Eppure, parte tutto da lì: realizzando questa operazione, Dior ha compiuto un'azione pubblicitaria vincente sotto molti punti di vista. Ha rafforzato il suo brand puntando sulla qualità dei suoi prodotti, rassicurandoli sul fatto che contengono solo materie prime di alta qualità raccolte rispettando la natura; ha mostrato il processo di creazione dell'essenza alla base dei loro prodotti, il bergamotto, illustrando i processi di produzione e dando anche dei numeri circa il risultato finale.
In pochi minuti, Dior ti mostra quanto lavoro c'è dietro, quanta cura e quanta attenzione, il fatto che i prodotti siano naturali e che sia direttamente uno dei manager di punta ad andare sul posto a scegliere i migliori bergamotti per ottenere un profumo di qualità. Un gran prodotto, non c'è che dire, che fa parte di un racconto più ampio che Dior ha fatto su come nasce un profumo, dalla Costa Azzurra all'India passando, appunto, per la Calabria.
Perché questo tipo di iniziative non partono dalla Calabria? Secondo te abbiamo un problema di comunicazione o di consapevolezza?
Qui entrano in gioco differenti livelli, che a loro volta hanno differenti risposte. Da un lato, noi non abbiamo un Dior che possa mettere in campo questo tipo di iniziative: il problema è che non abbiamo comunque mai fatto campagne di comunicazione istituzionale di successo sfruttando le nostre bellezze. Il problema è duplice, tocca sia la comunicazione che la consapevolezza di quello che si fa: innanzitutto, la comunicazione aziendale qui è un universo inesplorato. Sono poche le aziende che investono realmente in comunicazione e basta pochissimo per ottenere risultati di successo: manca, come dici tu, proprio la consapevolezza dell'importanza della comunicazione.
Negli Usa, quando un'azienda va male, investe ancora di più in comunicazione: qui invece è la prima cosa che si taglia. Per fare un esempio comprensibile a tutti, pensiamo a Pandora: è un brand che non vende nulla di nuovo sul mercato, eppure ha venduto tantissimo grazie a campagne di comunicazione basate sull'emozione, sul simbolo che quel regalo rappresenta.
Per quanto riguarda la comunicazione istituzionale, lì il problema è più ampio: negli anni scorsi sono stati fatti tanti errori, sia a livello regionale che a livello locale, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non si è tenuto conto del web, dei social media, e il risultato è questo. Abbiamo avuto campagne di comunicazione con Gattuso che si batteva il petto, ma cosa si vedeva delle eccellenze calabresi? Ecco, questo video di Dior mostra molto di più di anni di campagne di comunicazione poco all'altezza.
Che risultati pensi possa generare un'iniziativa di questo tipo? C'è qualcosa in particolare che possiamo imparare dal video di Dior?
Innanzitutto, genera consapevolezza sul bello, nel senso più aulico del termine, che la Calabria ha da offrire. Il video è stato lanciato a fine novembre e pur essendo un prodotto di nicchia, ha già avuto più di 100 mila visualizzazioni solo sui social network. Questo la dice lunga su quanto potremmo sfruttare tutto ciò che ci circonda. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma per il momento sono risultati positivi di Dior, che hanno una marginale ricaduta positiva sulla nostra terra.
Questo video ci insegna quanto potremmo fare, e non facciamo. Le aziende calabresi, i piccoli produttori, i consorzi, hanno l'oro in mano. Dovrebbero semplicemente imparare a raccontarsi di più, ad uscire dal pensiero che fare pubblicità è solo stampare brochure, fare volantini, partecipare a fiere. C'è tutto un mercato che aspetta solo di conoscere quanto di buono si fa e il web, come dimostra questo video, è una di queste strade: lavorando bene, promuovendosi con consapevolezza, si riesce ad avere ottimi risultati e ad aumentare il proprio profitto aziendale.
Basta raccontare, bene, quello che si fa: è molto più difficile creare un prodotto di qualità che raccontarlo. Se si ha il coraggio di fare il primo passo, perché poi ci si ferma al secondo?
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Guarda gli altri video di Dior - The Quest for Essences:
Uno dei principali punti di forza dei social media - e di Facebook in particolare - è la capacità di raggiungere un numero globale di persone.
Un post creato sulla propria pagina, quando il contenuto è interessante e ben strutturato, ha la possibilità di viaggiare sulle bacheche degli utenti tra "mi piace" e condivisioni in maniera esponenziale, ampliando sempre di più il pubblico potenziale fino a raggiungere persone - anche sconosciute - che per affinità o altro, possono rivelarsi interessate al prodotto, all'azienda, alla storia che si sta raccontando.
Forse non tutti sanno, però, che la vera forza di Facebook sta anche e soprattutto nel principio inverso: individuare un pubblico selezionato, che ha un interesse o una caratteristica specifica, e indirizzare così il contenuto in maniera mirata, per sollecitare l'interazione di quei determinati utenti.
Questa funzione di targetizzazione, che di solito è associata alle inserzioni a pagamento, è in realtà presente su tutte le pagine, e torna particolarmente utile soprattutto quando l'azienda attua strategie di internazionalizzazione.
Facebook Post Targeting: come attivarlo
La targetizzazione dei post, che come vedremo avviene sulla base di criteri linguistici e demografici, non è presente di default sulla nostra pagina Facebook.
Per attivarla è necessario recarsi nelle Impostazioni della Pagina e, nella voce "Generali" selezionare "Consenti la selezione del pubblico della sezione Notizie e le opzioni di visibilità del post per questa pagina".
Salvate le modifiche, ritornando alla Pagina noterete che sotto al riquadro per il nuovo post compare un piccolo mirino, che segnala l'attivazione della targetizzazione.
Cliccando sul mirino sarà possibile quindi impostare il pubblico di riferimento, scegliendo i parametri demografici che restringeranno la visibilità del post esclusivamente ad un determinato pubblico.
Facebook Post Targeting: perché usarlo
Perché restringere la visibilità di un post se l'obiettivo di Facebook è quello di raggiungere un pubblico sempre più ampio?
La risposta a questa domanda sta proprio nel pubblico.
L'errore più comune che si commette su Facebook è quello di cercare di aumentare la fanbase indiscriminatamente, pensando che ad un numero più alto di fan corrisponda una migliore performance sul social.
In realtà la copertura raccolta da un singolo post è influenzata da una moltitudine di variabili, fra cui la qualità del contenuto e soprattutto la risposta del pubblico.
Se da un lato, quindi, gli investimenti pubblicitari mirati alla raccolta di nuovi fan sono un ottimo strumento per aumentare la voce dell'azienda sul social, dall'altro bisogna cominciare a pensare che non tutti gli utenti sono interessati a tutti i contenuti pubblicati all'interno di una pagina Facebook.
Per questo motivo un'azienda che voglia essere realmente performante su Facebook deve innanzitutto chiedersi cosa piace al proprio pubblico, e come interpretare l'interesse del pubblico nei propri confronti per generare volumi nella vera ed unica moneta di scambio che esiste sui social: l'interazione.
In questo senso la creazione di contenuti di qualità indirizzati ad un pubblico specifico può essere un'arma molto potente per la promozione aziendale, ad esempio per evitare disastri come quello di Melegatti o Grisbì.
Obiettivo: internazionalizzazione
Ma torniamo alla targetizzazione dei post.
Fra i criteri che Facebook mette a disposizione per indirizzare la visibilità di un contenuto c'è la lingua.
Un'azienda interessata all'export e con una strategia di internazionalizzazione precisa, potrebbe ricorrere a questa funzione per pubblicare lo stesso contenuto in lingue diverse senza che questo appaia replicato sulla pagina.
In questo modo il messaggio aziendale viene personalizzato per il pubblico di un determinato Paese, in maniera tale da generare una risposta specifica (ad esempio in concomitanza di una fiera o della presentazione del prodotto all'estero).
L'utilizzo della targetizzazione rappresenta quindi un valore aggiunto, contribuendo a formare negli utenti l'idea di un'azienda con voce internazionale e attenta alle esigenze dei suoi potenziali clienti.
Una risorsa fondamentale, se si considera la portata naturalmente globale dei social media - e soprattuto di Facebook.
La #bellastoria di Dicembre non poteva che essere
dedicata al Maestro Luigi Marrello e alle meravigliose opere diArt'Atelier.
Cresciuto osservando la metodica passione per il
presepe del padre Domenico, affinato l'estro nelle passeggiate per San Gregorio
Armeno e presso maestri paesaggisti napoletani, oggi le sue scenografie presepiali sono delle vere
e proprie opere d'arte.
Le foto non rendono giustizia alle sue creazioni
artistiche. Per coglierne l'essenza ed il pathos è necessario vederle dal vivo,
posarvi lo sguardo più volte e accostarsi con occhio curioso.
Quando il Maestro Marrello non è nella sua
bottega a via Miceli a Cosenza, lo si può incontrare sul litorale tirrenicocosentino,
dove raccoglie legnetti levigati
dalla salsedine e dal vento, pezzi di roccia
e grandi pietre addolciti dall'andirivieni delle onde, gusci di ricci di mare, elementi che costituiscono la materia prima
delle sue opere, insieme a pezzi di juta,
cartoni e piccoli oggetti
apparentemente senza utilità che rivivono nei paesaggi tipicamente calabresi che sono l'essenza delle sue scenografie presepiali, dei suoi dipinti e dei suoi bassorilievi.
Ogni opera che esce dalla bottega Art'atelier è
unica e si distingue dall’altra, poiché la base di partenza è differente. La
materia prima è diversa, la tecnica è sempre nuova e ricercata. Quello che
permane è la passione per
il mestiere artigiano,
e per la possibilità di poter dare nuova vita ad oggetti semplici e da materiale di recupero. Le linee
decise ed i colori caldi e vivaci sono la raffigurazione della passione per la
vita e l'amore per la natura ed il prossimo del Maestro Marrello.
Art’Atelier ha accolto la sfida digitale con
grande entusiasmo. Lo consideriamo il caso
di
Don Stefano ed il suo presepe su pietra
successo "morale" della provincia di Cosenza; infatti, la sua
storia di digitalizzazione parte dal primo acquisto tecnologico importante,
quello di un tablet, passa per una prima campagna di advertising su facebook,
per l'aggiornamento costante della pagina facebooke del blog che gli hanno fruttato commissioni da diverse
parti d'Italia, tra cui quella della famiglia di Don Stefano, nipote di Papa
Giovanni XXIII.
Una magnifica storia artigiana, ed un grande successo
digitale. Insomma, una bella storia.
Quando la tradizione incontra l'innovazione, accade qualcosa di magico: i gesti più semplici, tramandati di generazione in generazione, si arricchiscono per trasformarsi in qualcosa di nuovo.
E' questo il caso di Cosmesi Converso, progetto di startup nato all'interno del Frantoio Converso, attivo dall’800 e tra i maggiori produttori di olio extravergine d’oliva D.O.P. di alta qualità nella piana di Corigliano-Rossano.
L’idea di diversificare la produzione includendo la cosmesi nasce nel 2013 dall’impegno di Emma Converso: 27 anni, appassionata del settore e da tempo alla ricerca di una soluzione innovativa per la tradizione familiare, Emma parte dalle ricette della nonna, e dal sapone a base di olio d'oliva fatto in casa, ma sogna in grande.
Testando personalmente tutte le soluzioni offerte a partire da una materia prima di alta qualità, Emma ha sviluppato diverse linee di prodotto (corpo-viso-benessere-solari-bambini) per farsi strada in un settore in espansione, in cui la cultura della bellezza al naturale va sempre di più affermandosi assieme ad una nuova consapevolezza dei consumatori, sempre più attenti alla composizione e alla sostenibilità dei prodotti.
Un'idea semplice, ma assolutamente vincente: prodotti eco-bio di alta qualità, frutto di una ricerca costante per utilizzare materie prime vegetali provenienti da agricoltura biologica certificata che le è valsa la pubblicazione su Glamour e che ha catturato l'attenzione di Amarelli per la realizzazione di una saponetta artigianale all'olio d'oliva e liquirizia ehe racchiude l'essenza del Made in Calabria.